Per frattura di Colles s’intende la classica frattura dell’ estremità distale del Radio, causata dalla caduta in avanti con le braccia e mani iperestese, come a protezione dall’ impatto.
È una frattura molto più comune tra le persone che soffrono di osteoporosi. I sintomi più frequenti sono, dolore, gonfiore tra radio e ossa del carpo e tumefazione.
La terapia nella frattura di Colles può essere conservativa o chirurgica.
È opportuno, nel primo caso, iniziare delle sedute di magnetoterapia, anche in gesso, al fine di accelerare il processo di consolidamento e la formazione del “Callo Osseo”.
Successivamente, dopo aver tolto l’apparecchio gessato, si procede con la fisioterapia , che consiste in tecniche di linfodrenaggio manuale e nell’uso di Kinesiotaping drenante, utile per ridurre l’ edema. La seconda fase, prevede cauta mobilizzazione del gomito, polso e mano.
Non meno importanti sono le tecniche manuali per lo scollamento di eventuali esiti cicatriziali, oltre che per prevenire le aderenze fibrose. Per evitare eventuali complicanze, molto frequenti, come l’Algodistrofia, sono utili , sia la Tecarterapia che il Laser ad Alta Potenza. Può comunque risultare utile continuare con cicli di Magnetoterapia, e qualche seduta di Onde d’ Urto in quanto queste ultime hanno l’obiettivo di accelerare il processo di riparazione del tessuto osseo e dei tessuti molli.
FRATTURA DEL FEMORE
La frattura del femore si verifica più comunemente in persone giovani e negli anziani.
Nell’anziano la frattura del femore interessa di solito l’estremità superiore dell’osso (testa o collo del femore), limitando la mobilità dell’arto.
La frattura del femore nei giovani e negli sportivi nella maggior parte dei casi è la conseguenza di un evento traumatico (incidente stradale) oppure di carichi prolungati e ripetuti (comune tra gli atleti di fondo).
In rapporto all’eventuale spostamento dei segmenti fratturati, la frattura del femore, può essere considerata composta o scomposta;
La sintomatologia tipica della frattura del femore scomposta è caratterizzata da dolore intenso e limitazione funzionale della coscia.
Quando si tratta invece di una frattura composta, il paziente accusa dolore in sede inguinale ma può anche camminare.
La conferma diagnostica si avvale di una radiografia standard.
Il trattamento della frattura del femore richiede quasi sempre un intervento chirurgico di osteosintesi mirato a ottenere una ripresa funzionale precoce.
La tecnica chirurgica adottata dipende dal tipo di frattura e dall’età del paziente.
Solitamente, in caso di fratture mediali e pazienti di età maggiore di 60 anni viene eseguito l’intervento di sostituzione della porzione prossimale del femore fratturata attraverso l’applicazione di una protesi articolare totale (artroprotesi) o parziale (endoprotesi).
Nel caso invece di fratture laterali e pazienti più giovani si ricorre all’intervento di osteosintesi, cioè a un intervento chirurgico di bloccaggio dei frammenti ossei con mezzi metallici (vite e placca a scorrimento, chiodi).
Se i tessuti molli (pelle e muscoli) circostanti la frattura sono gravemente danneggiati o se non è possibile procedere con l’intervento chirurgico, viene eseguita una fissazione esterna.
Durante il periodo d’immobilizzazione bisogna comunque stimolare la muscolatura, per evitare che si indebolisca ma anche per aiutare la circolazione. In seguito è importantissimo iniziare un trattamento riabilitativo personalizzato.
Riabilitazione dopo la frattura del femore
L’obiettivo primario della riabilitazione è quello di autonomizzare il paziente agendo sul tono-trofismo muscolare, sul recupero del ROM e sulle possibilità di carico. Il carico va sempre deciso di concerto con il chirurgo ortopedico che ha trattato la frattura.
La rieducazione si svolge inizialmente per diminuire il dolore e l’infiammazione, in seguito per recuperare il massimo grado di movimento possibile, prima in palestra e alla rimozione dei punti di sutura anche in piscina. Il recupero graduale della forza muscolare e della coordinazione sono poi fondamentali per il massimo recupero funzionale possibile.
ARTROSI DELL’ANCA
L’artrosi dell’anca (detta anche coxartrosi) è una patologia comune che colpisce l’articolazione dell’anca soprattutto nelle donne e nei soggetti di età avanzata.
La causa principale è una degenerazione delle cartilagini articolari dovuta all’usura, all’età o a precedenti interventi chirurgici.
Esordisce con dolore, rigidità e limitazione nei movimenti.
Il trattamento dell’artrosi dell’anca può essere conservativo o chirurgico. Il trattamento conservativo può includere, oltre all‘Idrokinesiterapia, anche la Tecarterapia, la Magnetoterapia, la Laserterapia, la Riabilitazione Funzionale e la Riabilitazione propriocettiva.
Se l’artrosi è in stato molto avanzato si effettua l’intervento di protesi di anca per la quale è indicata da subito la riabilitazione in acqua o idrokinesiterapia individuale.
Essa rappresenta un importante strumento in ambito riabilitativo in quanto sfruttando l’ambiente microgravitario permette all’articolazione di eseguire movimenti con un minore sovraccarico articolare.
FRATTURA DEL BACINO
La frattura del bacino interessa principalmente i giovani ragazzi di sesso maschile a causa di forti traumi subiti come per esempio incidenti stradali o sportivi.
In età più avanzata invece, sono colpite maggiormente le donne a causa della presenza di osteoporosi.
Caratteristiche dei sintomi
• Dolore (aumenta durante il movimento dell’anca o durante il cammino)
• Ematoma
• Zoppia
• Gonfiore (area interessata del bacino)
La riabilitazione di una frattura del bacino comprende diverse tecniche:
• Tecniche fisioterapiche eseguite dal terapista allo scopo di trattare eventuali disfunzioni di movimenti
• Massoterapia delle zone contratte
• Laserterapia ad Alta Potenza
• Tecarterapia
• Ultrasuoni
• Magnetoterapia
• Correnti Antalgiche
CONTRATTURE E LESIONI ILEO-PSOAS
L’azione principale dell’ILEO-PSOAS è quello di flettere la coscia sul bacino.
La lesione è un evento molto raro e può essere un campanello d’allarme nei pazienti emofiliaci.
Molto più frequenti sono le contratture dell’ILEO-PSOAS. E’ tipico un inizio subdolo del dolore in fossa iliaca, aumentato da alcuni movimenti e che non produce impotenza prolungata, ma riduce notevolmente la prestazione sportiva. A volte si può sentire uno schiocco articolare a livello inguinale.
Le cause principali di contratture e lesioni dell’ILEO-PSOAS sono :
• Posture sbagliate
• Problemi intestinali
• Allenamenti sbagliati
• Traumi (ogni trauma che coinvolge la schiena e l’anca si riflette sicuramente sullo PSOAS che come risposta andrà in accorciamento)
• Problemi del disco
Le contratture e lesioni dell’ILEO-PSOAS vengono affrontate con trattamenti manuali per allungare il muscolo:
• Massaggio miofasciale
• Recupero dell’estensibilità e della forza muscolare
• Massaggio decontratturante
Successivamente bisogna cercare di ridurre l’infiammazione con terapie come la Tecarterapia o la Laserterapia Antalgica che sono in grado insieme alla terapia manuale ad aiutare nei processi di guarigione. Infine è importante eseguire una buona ginnastica posturale affinchè si stabilizzi un corretto equilibrio per ripristinare un nuovo stato di tensione tra le strutture muscolari, articolari e fasciali.
LA PUBALGIA
La pubalgia è una sindrome dolorosa che interessa principalmente la zona pubica, inguinale o all’interno della coscia.
Le cause principali sono:
• Traumi subiti a carico di bacino o ginocchio
• Alterazioni della curvatura della colonna vertebrale
• Alterazioni dei muscoli dell’addome
• Sovraccarico muscolare derivato da disfunzione della postura.
Il primo sintomo della Pubalgia è il dolore, che si manifesta la mattina al risveglio all’inizio degli esercizi fisici, per poi scomparire dopo il riscaldamento. Nelle fasi più avanzate si può presentare all’improvviso ed intenso tanto da impedire anche la semplice deambulazione.
IL TRATTAMENTO DELLA PUBALGIA
Esso è abbastanza complesso e può essere suddiviso in base all’aspetto sintomatico e funzionale.
Sintomatico: crioterapia, riposo funzionale, terapia fisica (Laser ad alta potenza, Tecarterapia e Onde D’urto), massaggio decontratturante.
Funzionale: stretching dei muscoli coinvolti, potenziamento dei muscoli addominali, esercizi propriocettivi, trofismo e forza muscolare tramite isometria ed elastici.
FRATTURA DI COLLES
Per frattura di Colles s’intende la classica frattura dell’ estremità distale del Radio, causata dalla caduta in avanti con le braccia e mani iperestese, come a protezione dall’ impatto.
È una frattura molto più comune tra le persone che soffrono di osteoporosi. I sintomi più frequenti sono, dolore, gonfiore tra radio e ossa del carpo e tumefazione.
La terapia nella frattura di Colles può essere conservativa o chirurgica.
È opportuno, nel primo caso, iniziare delle sedute di magnetoterapia, anche in gesso, al fine di accelerare il processo di consolidamento e la formazione del “Callo Osseo”.
Successivamente, dopo aver tolto l’apparecchio gessato, si procede con la fisioterapia , che consiste in tecniche di linfodrenaggio manuale e nell’uso di Kinesiotaping drenante, utile per ridurre l’ edema. La seconda fase, prevede cauta mobilizzazione del gomito, polso e mano.
Non meno importanti sono le tecniche manuali per lo scollamento di eventuali esiti cicatriziali, oltre che per prevenire le aderenze fibrose. Per evitare eventuali complicanze, molto frequenti, come l’Algodistrofia, sono utili , sia la Tecarterapia che il Laser ad Alta Potenza. Può comunque risultare utile continuare con cicli di Magnetoterapia, e qualche seduta di Onde d’ Urto in quanto queste ultime hanno l’obiettivo di accelerare il processo di riparazione del tessuto osseo e dei tessuti molli.
FENOMENO DI RAYNAUD
Il Fenomeno di Raynaud si manifesta per lo più nelle dita delle mani e dei piedi, spesso bilateralmente, ma può coinvolgere altre zone irrorate da piccoli vasi sanguigni più sensibili agli sbalzi di temperatura, quali punta del naso, lobi delle orecchie, lingua e labbra.
I sintomi maggiormente lamentati sono, il cambiamento di temperatura (da molto freddo a molto caldo), variazione del colore della pelle (cianosi, colorito biancastro della pelle), ipertermia (colorazione rossa della pelle), formicolio, dolore e bruciore.
La sintomatologia clinica del Fenomeno di Raynaud si manifesta solitamente dopo circa 20 minuti dall’esposizione ad un evento scatenante e la malattia può essere correlata a traumi di tipo fisico, attività lavorativa ripetitiva e utilizzo di apparecchiature che producono vibrazioni. È un fenomeno idiopatico, pertanto non si può prevenire.
È utile una regolare attività motoria della parte interessata per favorire una buona circolazione sanguigna, cicli di rieducazione motoria a secco, in acqua (Idrochinesiterapia), massoterapia cauta e drenante (in caso di gonfiore) ed elettroterapia antalgica (in caso di dolore ).
MORBO DI DUPUYTREN
Il Morbo di Dupuytren è una progressiva retrazione dell’ aponeurosi palmare, il tessuto fibroso tra pelle e palmo della mano ed i tendini flessori.
Spesso bilaterale, ma si estende prevalentemente al 4° e 5° dito (anulare e mignolo).
Il Morbo di Dupuytren ha un’ evoluzione molto lenta (mesi/anni) ed ha spesso un andamento intermittente, senza guarigione spontanea.
Consiste in piccoli noduli fibrosi, che presto formano delle corde dure che sollevano il palmo della mano, lasciando i tendini intatti.
Il trattamento riabilitativo deve essere precoce, dopo due settimane dall’ intervento chirurgico, per contrastare l’ipergranulazione, la tensione sulla ferita e l’edema della mano, e prevede rieducazione attiva in flessione, mobilizzazione passiva in estensione e prevenzione dell’ edema. Gli esercizi devono essere preceduti da 10 minuti di massaggio con movimenti circolari, leggeri, nella zona della cicatrice.
Utile anche laserterapia ad alta potenza, immediatamente prima del trattamento.
FRATTURA DEL CAPITELLO RADIALE
La frattura del capitello radiale è generalmente causata da traumi indiretti, per caduta sull’arto superiore a mano iperestesa e gomito esteso.
Il dolore acuto causa una limitazione dell’articolarita’ e della forza.
Il trattamento della frattura del capitello radiale si distingue per tipo di frattura:
• tipo 1 semplici vengono trattate con una breve immobilizzazione seguita da precoce riabilitazione
• tipo 2 è indicato l’intervento chirurgico di riduzione e osteosintesi nel quale i frammenti vengono ricomposti e uniti con viti e placche; in casi più gravi si ricorre alla sostituzione protesica.
RIABILITAZIONE
• 1ª FASE: è importante la mobilitazione cauta ma precoce del gomito per evitare l’instaurarsi di rigidità articolari, prima con movimenti passivi, poi con movimenti attivi.
In questa fase per il controllo del dolore si fa uso della terapia fisica quale: laser, ionoforesi, magnetoterapia, tecar.
• 2ª FASE: è incentrata sul recupero della forza di tutta la catena muscolare con esercizi di rinforzo dei prono/supinatori, del polso, dei flesso/estensori dell’avambraccio, del bicipite, del tricipite e degli stabilizzatori della spalla con zavorre ed elastici.
SINDROME DEL TUNNEL CARPALE
La Sindrome del Tunnel Carpale si produce per un conflitto meccanico tra contenente e contenuto all’ interno del canale del carpo. Più precisamente, il nervo mediano viene compresso contro il legamento trasverso del carpo, generando deficit sensitivi e motori.
A seconda della causa della compressione, la Sindrome del Tunnel Carpale può avere indicazione chirurgica o conservativa; in entrambi i casi, il trattamento riabilitativo ha caratteristiche comuni ma con diversi tempi di recupero .
La prima fase del protocollo riabilitativo, ha come obiettivo la riduzione della flogosi, attraverso l’utilizzo di terapie fisiche (Laser, Ipertermia, Tecarterapia, Onde D’Urto, Elettroterapie ed Ultrasioni, IdrogalvanoTerapia), quindi massoterapia drenante dell’avambraccio e della mano e recupero dell’ articolarità, in particolar modo del pollice, attraverso chinesiterapia, stretching, mobilizzazioni in trazione del polso e della mano.
FRATTURA DELLO SCAFOIDE
La frattura dello Scafoide avviene solitamente in seguito ad una caduta con la mano in iperestensione oppure in flessione con pugno chiuso.
Il primo obiettivo della riabilitazione della frattura dello Scafoide, è il recupero del ROM fisiologico, attraverso mobilizzazioni articolari passive e attive in flessione, estensione, prono-supinazione del polso e mobilizzazioni articolari, sia del pollice che delle dita attigue.
In questa fase, per ridurre il dolore, è utile associare a terapie fisiche (ghiaccio locale, Laser ad Alta Potenza, Ipertermia) Tecarterapia drenante o massoterapia drenante e decontratturante dell’ arto superiore; è inoltre utile associare nella prima fase della riabilitazione, la magnetoterapia, per accelerare il processo di consolidamento dell’osso. Raggiunta l’articolarità completa, è possibile progredire alla seconda fase della riabilitazione, incentrata sul recupero della forza dei muscoli della mano (con elastici, palline di diverse consistenze, pinze e retine ) ed esercitazioni propriocettive, utili per il recupero neuromotorio della funzionalità della mano.
DISTORSIONE DEL POLSO
Il meccanismo traumatico più frequente per la distorsione del polso, è la caduta a terra sulla mano in estensione ed extrarotazione, che comporta uno stiramento delle strutture capsulari. Tra i sintomi più comuni della distorsione del polso, annoveriamo dolore, gonfiore, limitazione funzionale, ipostenia (debolezza) e rigidità (prevalentemente per i traumi non recenti).
Normalmente il riposo, con bendaggio, ghiaccio ed eventualmente un tutore, risolvono il dolore. Nel caso non fosse sufficiente, è possibile iniziare la riabilitazione. Il programma prevede, l’utilizzo di terapie fisiche (Laser ad Alta Potenza, Onde d‘Urto radiali, Tecarterapia) per la riduzione del dolore, mobilizzazioni attive e passive per il recupero del ROM fisiologico e massaggio dei muscoli dell’ avambraccio, per controllare le eventuali contratture muscolari antalgiche.
DISTORSIONI DELLE DITA
Le distorsioni delle dita. dette anche lesioni legamentose delle articolazioni falangee, sono normalmente di 1° e 2° e colpiscono, più frequentemente, il 4° e 5° dito perché più vulnerabili. Le conseguenze sono, dolore immediato, la limitazione, che spesso è in funzione del grado di gonfiore, e l’impossibilità a chiudere il pugno.
Solitamente, dopo un bendaggio per alcuni giorni, è possibile iniziare la riabilitazione.
La prima fase del programma rieducativo delle distorsioni delle dita, è incentrata sul controllo del dolore e dell’ infiammazione con terapie fisiche (laser, ultrasuoni ed elettroterapia galvanica) e sul recupero del ROM fisiologico, con mobilizzazioni attive e passive, anche contro resistenza.
Successivamente, si passa al recupero della forza della mano con vari oggetti tipo pinza, palline, ecc. ed al recupero della capacità prensile e della motricità fine attraverso esercizi propriocettivi specifici (Ergoterapia) .
EPICONDILITE
L’epicondilite, nota anche con il nome di “gomito del tennista”, è una sindrome dolorosa da sovraccarico che colpisce frequentemente i tennisti e chi pratica sport e lavori unilaterali dell’arto superiore.
Inizialmente il dolore si presenta solo durante l’attività sportiva o alla palpazione dell’epicondilo laterale, successivamente il dolore è presente anche a riposo.
RIABILITAZIONE
Durante la fase acuta dell’epicondilite si consiglia riposo dalle attività per almeno 20 giorni, si può iniziare con terapia fisica come laser, ultrasuoni e Tecar, accompagnati da esercizi di stretching e massaggio di scarico. La ripresa dell’attività è graduale e solo dopo si procede al rinforzo dei muscoli flessori e della spalla.
Per il dolore cronico recidivante le ONDE D’URTO rappresentano un valido aiuto.
In caso d’intervento chirurgico, viene applicato un tutore con molle per 2/3 giorni; dopo circa 10 giorni dall’intervento è importante iniziare la riabilitazione per la completa ripresa articolare, si procede al rinforzo muscolare e alla ripresa dell’attività sportiva dopo circa 50 giorni.
LUSSAZIONE DEL GOMITO
Dopo la spalla il gomito è l’articolazione che si lussa più spesso, nei bambini sotto i 10 anni è la più frequente. In molti casi la lussazione del gomito è accompagnata a frattura.
Il dolore è molto intenso, in occasione del trauma il movimento è impossibile.
Generalmente si interviene con la riduzione precoce e successiva immobilizzazione a 90 gradi per almeno 2 settimane .
È importante eseguire le varie fasi di riabilitazione per il recupero Funzionale completo, dal controllo del dolore e gonfiore al miglioramento dell’articolarita’ della forza muscolare e della coordinazione.
Il primo obiettivo della riabilitazione della lussazione del gomito è il controllore del dolore attraverso la terapia fisica; Ionoforesi, ultrasuoni, laser e terapia la quale oltre al dolore aiuterà a rilassare i vari gruppi muscolari.
Per il recupero articolare si eseguono graduali mobilizzazioni del gomito sia sul piano della flesso/estensione che della pronto/supinazione, senza dimenticare il recupero a monte e a valle per evitare deficit residuo di movimento, inoltre utile la MASSOTERAPIA DECONTRATTURANTE .
Ottenuta l’articolarita’ completa ci concentriamo al graduale rinforzo muscolare, prima con resistenza manuale poi rinforzo con elastici e zavorre per Bicipite/Tricipite e Prono Supinatori.
Importante sempre il recupero di forza dei muscoli dell’avambraccio e spalla. L’IDROKINESITERAPIA rappresenta un valido supporto per la ripresa totale.